sabato 12 luglio 2014

Colline vitate tra Tarzo e Valdobbiadene

Veneto 3.Valdobbiadene
L’area di antica specializzazione vitivinicola veneta, estesa per circa 1152 ha, è situata nei comuni di Miane, Farra di Soligo, Vidor e Valdobbiadene. L’area risulta essere particolarmente significativa per la persistenza storica di una viticoltura specializzata risalente a un periodo nel quale la viticoltura non aveva ancora una connotazione intensiva diffusaIl paesaggio che si è venuto a creare presenta i versanti a sud, est e ovest intensamente coltivati a vite, mentre quelli esposti a nord sono prevalentemente occupati da boschi. I pendii delle colline hanno reso necessaria la realizzazione di peculiari sistemazioni al fine di rendere possibile la coltivazione. Il territorio ha mantenuto un’elevata integrità del paesaggio storico, almeno per quanto riguarda la coltivazione della vite. Da un lato l’elevatissimo prezzo del Prosecco e del Cartizze ha favorito la continuazione della coltivazione della vite anche in una situazione tecnologicamente complessa per la forte acclività dei colli. Nonostante quanto osservato vi sono alcuni evidenti fattori di degrado: come lo sbancamento di alcuni ciglioni per introdurre vasti appezzamenti di vite a rittochino più facili da coltivare, l’abbandono di alcuni vigneti nelle zone più disagiate, la costruzione di fabbricati residenziali o funzionali all’attività di trasformazione dell’uva che mal si inseriscono nel paesaggio tradizionale, ed infine, la scomparsa quasi totale dei pascoli che occupavano la parte sommitale dei colli.

La Storia di Vidor

Vidor (toponimo invariato in Veneto) è un comune di circa 3.752 abitanti della provincia di Treviso. 
Il nome del paese sarebbe da ricondurre al latino vitis "vite".
Le frazioni sono Colbertaldo e Bosco di Vidor.
Situato lungo le sponde del Piave, il comune di Vidor si trova ai piedi delle primissime colline della pedemontana trevigiana.
Importante nell'antichità come nodo stradale e porto fluviale, Vidor conserva ancora oggi la magnifica abbazia benedettina di S. Bona, risalente al XII secolo, che sorge lungo la via che porta a Conegliano, sopra una tranquilla ansa del fiume Piave. L’abbazia ha avuto un importante ruolo nello sviluppo dell’area: è grazie ai monaci benedettini infatti che sono stati bonificati i famosi Palù, un reticolo di canali che attraversavano tutta la pianura, fino a Soligo. Sempre i monaci un tempo avevo creato un servizio di traghettamento che permetteva l’attraversamento del Piave.
 Il territorio di Vidor occupa una piccola porzione della denominazione, comprendente anche le Rive di Colbertaldo, una serie di colline che costituiscono un sistema unico insieme al comprensorio di Farra di Soligo e Valdobbiadene. In questa zona, il paesaggio è caratterizzato da rilevi dalla tipica confermazione conica, tra cui si trovano numerose cantine dove è possibile degustare l’autentico Prosecco Superiore.

                                                                      Grappolo d'uva Prosecco

  
   Vista sul Piave e Ponte di Vidor



          La Storia

Nel 1986 è stata rinvenuta una piccola necropoli sotto piazza Maggiore, risalente al IV secolo. La zona era dunque frequentata in età romana, visto anche il passaggio della via Claudia Augusta Altinate. 
Nella zona orientale del comune, inoltre, la regolarità della sistemazione agraria proverebbe l'antica centuriazione del territorio. Nel medioevo, l'importanza strategica di Vidor come nodo stradale e porto fluviale sul Piave (sfruttato sino al 1871), portò alla costruzione del castello, oggi scomparso, e dell'abbazia, che contribuì alla bonifica della zona. 
Nel XIII secolo fu fondato inoltre il Pio Ospedale di Santa Maria dei Battuti, gestito dall'omonima confraternita, con lo scopo di accogliere i numerosi viandanti che transitavano per la località. Vidor fu colpita duramente dalla Prima guerra mondiale: trovandosi proprio in corrispondenza del fronte del Piave fu occupata dagli Imperi Centrali sino alla fine del conflitto. Durante gli aspri combattimenti, venne tra l'altro danneggiato il patrimonio artistico del paese, come la chiesa e l'abbazia.           

Monumenti e luoghi di interesse


 
                                                                    La Chiesa Arcipretale
La Chiesa arcipretale risale probabilmente a prima del 1000, quando fu costruito il castello, e serviva sia la scarsa popolazione locale, sia i feudatari. Già cappella dipendente dalla pieve di Col San Martino, divenne parrocchia verso la fine del XV secolo. Tra il 1729 e il 1748 fu ricostruita ai piedi delle pendici del colle del castello, dove si trovava la vecchia chiesa, orami in rovina e isolata; il campanile fu innalzato tra il 1857 e il 1885. Subì gravi danni durante la prima guerra mondiale, l'unico edificio rimasto quasi intatto dell'intero complesso fu proprio il campanile, probabilmente utile agli schieramenti nemici come punto di riparo. Conserva due pale di Francesco Zugno e alcuni affreschi di Guido Cadorin, oltre a due statue lignee del padre Vincenzo. Il fonte battesimale, in marmo bianco, risale al 1967 e la copertura in bronzo è opera del sig. Carlo Balliana di Sernaglia della Battaglia.


L'Abbazia

Tra il 1107 e il 1110 un tal Giovanni Gravone da Vidor fondò un'abbazia benedettina per custodirvi le reliquie di Santa Bona da lui traslate dalla Terra Santa durante la prima crociata. Rappresentò un'istituzione potente, ma finì per decadere rapidamente: nel XV secolo fu definitivamente data in commenda ai Cornaro e nel 1773 la Serenissima ne decretava la soppressione.
Quasi completamente distrutta durante la Grande Guerra. Negli anni venti fu restaurata, presenta attualmente pesanti segni di rifacimento. La chiesa ha mantenuto l'impianto semplice, tipico del romanico locale, e alcuni elementi decorativi del tardo gotico, ravvisabili sulla facciata della chiesa (portale e trifora superiore). Nell'oratorio è conservato un affresco duecentesco di San Cristoforo. Nel chiostro (dove sono presenti soprattutto elementi gotici) si trova invece un altro affresco più tardo (seconda metà del XV secolo) attribuito a Dario da Treviso e raffigurante una Madonna con Bambino e Santi. Del campanile, solo la base è originale, essendo stato il resto completamente ricostruito.


L'Area del Castello

La Chiesetta

Il Castello


Presso il sito in cui sorgeva il castello (distrutto nel 1510), si trova una chiesetta che ricorda i caduti in guerra, raggiungibile tramite un sentiero costeggiato da una via crucis. La località, ancora denominata Castello, ospita ogni anno il Palio di Vidor, manifestazione che rievoca i numerosi assalti che subì la fortezza.







Villa Vergerio
Il complesso è costituito da alcune costruzioni, tra cui la villa vera e propria (ricostruita dopo la Grande Guerra) e dalle vaste adiacenze. Nei pressi sorge l'oratorio di San Giuseppe, a cui si votavano i viandanti che dovevano attraversare il Piave.

Eventi Storici


Il palio di Vidor (seconda Domenica di settembre) si svolge dal 1996 ed oppone le cinque squadre di Vidor: Centro, Colbertaldo, Alnè di sotto, Alnè di sopra e Bosco, il Petritoli, cittadina marchigiana gemellata con il comune e, dal 2009, il Moriago della Battaglia, in quanto un tempo il suo territorio era sotto la dominazione vidorese.
 La competizione rievoca l'assalto ungaro al castello di Vidor (X secolo): ciascuna squadra deve trasportare nel minor tempo possibile una scala in legno (affidata a due ragazze) dall'abbazia sino alle pendici del colle del castello, e da qui alla cima un pesante ariete di legno, con il cambio dei 4 atleti maschi a metà della salita. Alla sfida sono legati vari altri eventi di ispirazione medievale.


Le Colline del Prosecco e i Palù del Quartier del Piave - Il sostegno di Laura Panizutti di Banca Mediolanum

Colline del Prosecco



Provate a perdervi salendo una qualsiasi delle cento e più colline, rive di buona terra lavorate come da un orafo in una filigrana di vigneti ricamata su gradoni, cucuzzoli o mammelle, ricche e opulente al punto da ornarsi il capo con secolari corone, come il Castello di Credazzo, recinto merlato voluto dai Caminesi intorno a tre torri o la chiesetta di San Lorenzo appena più in basso, con gli arcani caratteri incisi sulla pietra e ancora la chiesa di San Vigilio, dal grande orologio bordato di rosso.

La curiosità del visitatore desideroso di conoscere i luoghi più caratteristici e nascosti: le case in pietra, le chiese ed i capitelli dei molti borghi rurali; le ville venete con i "broli". Quattro tratti in salita consentono di guadagnare le più modeste alture retrostanti i centri storici di Soligo, Farra e Col San Martino, segnalate dalle chiese di San Pietro e Paolo, San Lorenzo, San Vigilio e San Martino; con un ulteriore sforzo si raggiungono le torri di Credazzo, inconfondibili presenze medioevali lungo il fronte collinare più elevato, ed il "passo" tra i territori comunali di Farra e Vidor, con la salita dal Rio Bianco fino alla discesa verso Colbertaldo.


Un'altra 'chicca' per il visitatore sono i Palù.

Palù del Quartier del Piave

Il nome "pagano" di palude ancora permane dopo la "buona" e cristiana bonifica: una "regola" fatta di fossi, canali, siepi e filari.
Il percorso si svolge nell'area pianeggiante dei Palù, nel cuore del Quartier del Piave. L'importanza naturalistica e paesaggistica della zona è legata alle particolarità geologiche del suolo, di qualche metro più basso rispetto alle aree circostanti e costituito da stratificazioni argillose, quindi impermeabili.

Per tale motivo le acque della fascia collinare convogliano qui e, riemergendo nelle numerose risorgive, generano un'area paludosa, da cui deriva il nome. Questa caratteristica è stata sfruttata dall'uomo per ottenere un sistema produttivo rispettoso dell'ambiente fin dal XII secolo, quando fu eseguita una bonifica ad opera dei monaci benedettini dell'abbazia di Vidor, che trasformarono l'acquitrino in un sistema ordinato di prati e canali di drenaggio, grazie ai quali il terreno veniva regolarmente irrigato, permettendo una produttività maggiore rispetto al rimanente Quartier del Piave.
Il nome dei "campi chiusi", di cui si possono osservare degli esempi ancor oggi, deriva dalle bonifiche: gli appezzamenti erano circondati da filari di arbusti e di alberi d'alto fusto, che avevano il duplice compito di proteggere i canali dall'erosione durante le piene e i prati dall'eccessivo calore estivo, oltre che di fornire legna da ardere e materiale per la costruzione di vari utensili di lavoro.

 

La zona di Vidor e Farra di Soligo in Europa – L'intervento di Laura Panizutti di Banca Mediolanum


Lo stage di informazione sul tema 'Il paesaggio della vite e del vino', inserito nelle 24 settimane del progetto Comunicare per esistere verso Expo 2015, si è svolto all'interno della rassegna informativa
Treviso, Piccola Atene ed ha conosciuto la partecipazione di Paolo Benvenuti (Presidente dell'Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa Iter Vitis e presidente nazionale della Associazione nazionale Città del Vino) e di Gregorio Sparacino (direttore dell'Itinerario e Presidente delle Strade del vino di Sicilia).
Per quanto riguarda la zona del prosecco, la rete dei borghi europei del gusto ha proposto la zona che va da Vidor a Soligo, quale area da candidare alla partecipazione europea, perchè ricca di storia e di spunti enogastronomici d'eccellenza.
La candidatura è stata preceduta da un intenso lavoro di visite e incontri che hanno toccato l'azienda
agricola Frozza a Colbertaldo di Vidor ( due gli incontri con la redazione della trasmissione televisiva L'Italia del Gusto) , la Macelleria Robert a Farra di Soligo ( con i suoi salumi artigianali);
il panificio Antico Forno di Caerano San Marco ; la Mic-Sar di Montebelluna ( per il cibo di strada) ; la Società Cooperativa Pedemontana San Pio X di Cavaso (per i formaggi), la Pizzeria al Gallo di Pieve di Soligo .
L'iniziativa è stata sostenuta ed appoggiata da Laura Panizutti, Family Banker di Banca Mediolanum. “Non si è trattato di una semplice sponsorizzazione – osserva Laura Panizutti -, ma di una vera e propria partnership,con interventi nel corso degli incontri e dei dibattiti, non solo per presentare i prodotti e la filosofia di Banca Mediolanum, ma per portare un contributo concreto alle tematiche affrontate. In un certo senso, gli imprenditori hanno ‘sentito’ una presenza diversa,affidabile”.
La presenza di Banca Mediolanum conferma una scelta e una vocazione del Gruppo Bancario di essere vicino alle iniziative che si svolgono nelle comunità locali, al fine di dare una visibilità sul territorio e di sostenere con convinzione le attività culturali,sportive e del tempo libero che il mondo del volontariato organizza ed esprime.